Benvenuti

Credo nel teatro come occasione e luogo di scoperta dell'umano. Credo nel teatro fisico e povero. Credo che il teatro si faccia sempre insieme, che accada davvero solo se accade insieme. Credo in un teatro che ci avvicini a ciò che preferiamo tener lontano. Credo in un teatro che illumini l'angolo della stanza che resta sempre al buio.  

I miei spettacoli

 

E li chiamano ragazzi speciali...

Storie vere di diritti e di servizi fondamentali negati ai bambini e ai ragazzi con disabilità e alle loro famiglie

Scritto da: Giambattista Anastasio 

Con Giambattista Anastasio e Alessandro Smorlesi

Regia: Giambattista Anastasio e Alessandro Smorlesi

(Durata 70 minuti)

“Ragazzi speciali”: così sono comunemente chiamati i ragazzi con disabilità, in particolare i ragazzi con disabilità intellettive o cognitive. Ma dietro la retorica di certe definizioni, c'è una quotidianità scandita da rinunce forzate. Accade spesso, troppo spesso, che si fatichi a garantire a questi ragazzi diritti o servizi fondamentali quali la scuola, la socialità, l'assistenza domiciliare o un lavoro che possa valorizzarli e favorire la scoperta delle loro capacità e delle loro autonomie: talmente speciali, questi ragazzi, che pare possano fare a meno di tutto!

Lo spettacolo racconta storie purtroppo esemplari. Storie reali, divenute cronaca. Storie raccolte da Giambattista Anastasio in anni di lavoro sulla disabilità e via via pubblicate sul quotidiano Il Giorno, quello per il quale lavora come giornalista.

L'obiettivo è incoraggiare uno sguardo diverso e più consapevole sulla disabilità e sulle tante difficoltà che ancora oggi devono affrontare i ragazzi e le loro famiglie.   

 

Un eremita di città  

Le confessioni di un senzatetto

Monologo di e con Giambattista Anastasio

(Durata 65 minuti) 

Chi di noi non ha avvertito almeno una volta il desiderio di disfarsi di tutto, di lasciarsi andare e restare come cosa posata e dimenticata in un angolo della città, benedetto, quasi protetto, dall'anonimato?

“Un eremita di città” è un incontro ravvicinato con chi si è ritrovato a fare di questo desiderio il proprio destino, con un senzatetto. Una passeggiata nella sua interiorità, nel prima e nel dopo del suo vissuto. Un senzatetto al quale non piace abbassare lo sguardo. Anzi, ama guardare in faccia le persone: lo considera un lusso. Ama sollevare gli occhi verso il cielo di città che, a differenza di quello di campagna, odora di uomini. A volte si prende una giornata intera solo per guardare il cielo: è convinto che l'aver tempo sia un grande dono. Non è uno che si scansa, ma uno che sa prenderla con ironia, che sfotte persino, che un po' se la racconta e a volte non le manda a dire, a volte è crudo e duro come quelle sue mani che, strofinate, fanno un rumore di cartone. Ma alcune sue verità sono anche le nostre. Non fosse che tanti di noi evitano di farci i conti.

Anche le sue giornate sono scandite da orari e appuntamenti. È un grande camminatore e spesso cammina verso una meta. Porta nel cuore un trauma come un trofeo, dice di voler fare a meno dell'amore ma non è vero perché sa vederlo ovunque ed è pronto ad andargli incontro. Finisce spesso per raccontare del suo passato ma sa stare nel presente, nel qui e ora: per lui la vita è un giorno, uno solo, dall'alba al tramonto. Questo, forse, è il suo segreto, questa la sua fede. La fede di un eremita laico, di un eremita di città.

“Grazie mille a Giambattista Anastasio per l'intelligenza del cuore”

[Massimo de Vita]

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